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Morte apparente |
Corretta diagnosi di morte e Commenti |
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Sempre più spesso accade, nella lettura dei certificati di constatazione di decesso da parte dei Colleghi di Continuità Assistenziale, di assistere ad una sfilza di strafalcioni che, potrebbero anche far ridere il buontempone, ma che rappresentano un rischio serio medico-legale per il Collega.
Si tratta, infatti, di colpe non imputabili alle scarse conoscenze sulla materia del giovane medico, ma agli incauti insegnamenti di questo o quel docente o di qualche famigerato libercolo che, nel maldestro tentativo di liberare dalle responsabilità il giovane medico, ha esposto lo stesso a figure risibili ed a pericoli da non sottovalutare.
Mi riferisco soprattutto alla ormai famosa frase costantemente riportata
"… Certifico l’avvenuto, presunto, decesso di…" Orrore !!!
A parte il fatto che la nostra Professione è, per antonomasia, costellata di quotidiane responsabilità e che, nella lingua di Dante, avvenuto e presunto non possono coesistere perché termini antitetici, nasce spontanea una domanda da parte di chi legge e deve (non dovrebbe) prendere dei provvedimenti: chi scrive una simile sciocchezza non viene esentato dalla Legge dalla propria responsabilità, ma soprattutto si espone alla domanda: "Questo giovane laureato in Medicina, sa riconoscere un morto da un vivo?" Parrebbe di no. Conosce i segni abiotici immediati e quelli consecutivi? Anche qui la risposta sarebbe no, e allora il medico necroscopo ha facoltà di chiedere il riscontro autoptico che, qualcuno, dovrà pagare…
Al fine, pertanto, di fare chiarezza sulla vicenda e dare quindi una mano ai più giovani, è necessario fare alcune considerazioni.
La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo (art. 1 legge 578/93). Se si fa eccezione per i casi di devastazione fisica del corpo, essa non si verifica mai in modo istantaneo, ma graduale, sicché invece che di "evento" sarebbe più corretto parlare di "processo" di morte.
Proprio in considerazione di tale gradualità del trapasso, la morte si considera definitivamente acquisita solo quando sia superata, irreversibilmente e completamente, la soglia critica del non ritorno. Se un minimo dubbio esiste sulla effettiva realtà de decesso, il medico ha ben altro da pensare e da fare che formulare una corretta diagnosi e certificazione di morte.
La diagnosi di morte, pertanto, costituisce in ogni caso una prestazione medico legale e come tale essa deve attenersi ai due ben noti principi metodologici fondamentali che caratterizzano la disciplina: il rigorismo obiettivo e la dominante conoscenza del rapporto giuridico cui il fatto si riferisce.
La ricerca delle cause del decesso e la stesura del certificato di constatazione costituiscono momenti successivi a quello in cui si raggiunge la certezza del verificarsi del decesso.
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