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Le più giovani sono le più decise, ma anche le più attente alle alternative al bisturi.
In America propongono addirittura i pacchetti "tutto incluso", quei "Mummy jobs" che promettono alle neomamme di riconquistare in un lampo la loro forma pre-gravidanza con liposuzione, addominoplastica, e operazioni al seno. Sono richieste estreme, ma gli ultimi dati dell'ASPS - American Society of Plastic Surgeons parlano chiaro: questi interventi sono nella top 5 dei più praticati sulle donne fra i 20 e i 29 anni: al primo posto c'è la mastoplastica additiva, al terzo la liposuzione, al quarto la mastopessi (il sollevamento del seno) e al quinto l'addominoplastica. Poco cambia per le trentenni, fra cui solo il lifting al seno diventa meno popolare, sesto. Le donne fra i 20 e i 40, dunque, scelgono proprio quel tipo di interventi estetici che aiutano a recuperare l'immagine di sé che si aveva prima della nascita del bambino.
Per l'Italia mancano statistiche precise, ma aumentano le donne che vogliono prendersi cura della propria forma fisica dopo aver avuto un figlio. «Molte si avvicinano alla chirurgia estetica per la prima volta dopo la gravidanza» conferma Roberto Tranò, chirurgo plastico di Reggio Emilia che partecipa al progetto "Cuore di mamma corpo di donna", nato per sostenere le donne nell'allattamento e per fare chiarezza su alcuni aspetti, anche estetici, della maternità. «Le più giovani sono le più decise, e già a sei mesi dal parto prendono un appuntamento. Chi diventa mamma dopo i trent'anni, invece, aspetta qualche anno, magari provando senza successo creme e altri trattamenti. Alla fine vengono da me, e mi dicono "dottore, così non mi vedo"».
I punti deboli delle neomamme sono sempre gli stessi. «Per l'addome prominente, la classica "pancetta" -continua Tranò- la liposuzione o l'addominoplastica sono risolutive, ma si possono tentare dei farmaci che sciolgono il grasso. In ogni caso consiglio di attendere qualche mese perché il rilassamento dei muscoli spesso è un problema che si risolve da sé. Anche per fianchi e cosce si può pensare alla liposuzione, ma se il problema sono cellulite e ritenzione idrica sono più indicati massaggi e linfodrenaggi». È sul seno che si concentra l'attenzione delle neomamme: soprattutto in caso di allattamento può svuotarsi e perdere tono, con ricadute sulla percezione che le donne hanno della propria femminilità. «Qui "l'aiutino" del chirurgo è l'unica strada -spiega Tranò-. Non molte però sono disposte a sottoporsi a un intervento di mastoplastica additiva o di mastopessi o di lifting al seno: la separazione dalla famiglia per l'operazione e la degenza è lunga, e i rischi che comunque comporta un intervento fanno paura. Molto più apprezzate le soluzioni con acido ialuronico, che con una semplice iniezione consentono di ritrovare il tono perduto. Non è un'alternativa all'intervento vero e proprio, ma rende il seno più bello».
Il gel rimodellante Macrolane permette di rassodare il seno con tempi di recupero rapidissimi e poche controindicazioni e dopo la seduta ambulatoriale si torna alla vita normale. L'intervento dura circa un'ora e viene praticato in anestesia locale in ambulatorio: il gel a base di acido ialuronico macromolecolare viene iniettato in profondità sotto la ghiandola mammaria con una cannula, senza lasciare alcuna cicatrice. I risultati sono visibili fin da subito ed è subito possibile tornare alle normali attività quotidiane facendo attenzione ad evitare per alcuni giorni qualsiasi azione che possa mettere pressione alla zona trattata. Gli effetti non sono permanenti: trattandosi di un prodotto riassorbibile e altamente biocompatibile, ha una durata di circa un anno. Dopo 9/12 mesi si può decidere se continuare con interventi periodici oppure passare alle protesi.
Cuore di mamma corpo di donna. È un progetto a sostegno di allattamento e maternità promosso da QMed. Scopo dell'iniziativa è aiutare le neo mamme a trovare il giusto equilibrio tra madre "moderna" e "tradizionale", riuscendo a far convivere il nuovo ruolo con la propria femminilità. Sui siti www.senzabisturi.it e www.cuoredimammacorpodidonna.it si trovano consigli e informazioni sul tema.
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La cellulite si combatte anche a tavola. Un'alimentazione con pochi carboidrati, esercizio fisico regolare e trattamenti localizzati sono la formula giusta per sconfiggere l'odiata pelle a buccia d'arancia. E' quanto è emerso dal quarto simposio europeo dedicato a "Chirurgia estetica del seno sicurezza dell'approccio chirurgico, trattamenti chirurgici non invasivi e minimamente invasivi" in corso a Milano dal 9 all'11 dicembre, a cui ha partecipato Patrizia Gilardino chirurgo plastico milanese socio del Sicpre (Società italiana chirurgia plastica e ricostruttiva), che nel suo intervento ha presentato i risultati di un'indagine compiuta su un campione di 75 pazienti, sottolineando l'importanza di un'azione su più fronti per contrastare in 6-8 settimane la nemica numero uno delle donne. «Sulla cellulite sono stati pubblicati un numero limitato di studi nella letteratura internazionale e molti arrivano a conclusioni contrastanti tra loro - afferma Gilardino -. Questo significa che il dibattito è ancora aperto e che non ci sono ancora teorie condivise su come si formi e su come si possa sconfiggere. Alla luce di quanto appreso fino a oggi e delle nuove scoperte fisiopatologiche è comunque assodato che le cause sono molteplici, e quindi anche la soluzione deve essere a più livelli».
L'esperienza, consolidata in anni d'attività e da un recente studio su 75 pazienti, conferma che la miglior soluzione per migliorare i segni della cellulite e per evitare che si riformi è un attacco su più fronti, basato su una dieta appropriata, esercizio regolare e l'uso di trattamenti localizzati. La dieta che ha una migliore influenza sulla cellulite è VLC (very low carbohydrate) o, in alternativa, una LC (low carbohydrate). A tutti i pazienti è prescritta una dieta da seguire per tre settimane. A questo si abbinano trattamenti con macchinari personalizzati in base alla gravità del problema della cellulite, che si basano sui metodi endermologici, dermodinamici, a radiofrequenza e a bassa frequenza di ultrasuoni diversamente associati tra loro.
«Le cause della cellulite sono multiple, quindi solo un'azione combinata di due o tre metodi può sconfiggere il problema». conclude Gilardino. Insomma, per rimuovere definitivamente un'imperfezione come questa, è necessario che tutto il corpo ritrovi il proprio equilibrio.
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Rifarsi il seno prima di diventare mamme: in molte ci pensano, in poche lo fanno. Sono molti, infatti, i dubbi di chi vorrebbe migliorare il proprio décolleté, ma che non esclude, un domani, di avere un figlio. «Si tratta soprattutto di pazienti giovani, che vogliono piacersi oggi, ma che pensano a quello che potrebbe accadere un domani al proprio seno dopo gravidanza e allattamento» afferma Patrizia Matano, chirurgo plastica di Albenga (Savona) che partecipa al progetto "Cuore di mamma corpo di donna", nato proprio per sostenere le donne nell'allattamento e per fare chiarezza su alcuni aspetti, anche estetici, della maternità.
«Ci sono molte donne desiderose di avere un seno più prosperoso, ma spaventate dal fatto di dover affrontare un intervento, l'anestesia generale e i tempi di recupero. Senza contare che, molto probabilmente, un domani dovranno tornare in sala operatoria» afferma Matano. In caso di mastoplastica additiva è infatti possibile ritornare sotto ai ferri per svariati motivi: «Può verificarsi la rottura delle protesi, post-traumatica ma non solo, con rimozione o sostituzione dell'impianto, e c'è il rischio di contrattura che si verifica nel 10% dei casi. E poi c'è l'inevitabile invecchiamento di un corpo: la protesi rimane al suo posto, ma la ghiandola mammaria nel tempo tende a scendere verso il basso. Un fenomeno che si verifica con l'età ma anche dopo un forte cambiamento di peso o una gravidanza: dopo l'aumento di volume per la gettata ormonale, il seno si riduce, perdendo tono e compattezza»
Oggi, grazie agli ultimi ritrovati di medicina estetica, sempre più donne preferiscono rinunciare alla chirurgia plastica in favore della medicina, come già avviene negli Stati Uniti, dove nel 2009 si è registrato un calo del 9% rispetto al 2008 negli interventi chirurgici secondo i dati dell'American society of plastic surgery (il 6% in meno per la sola mastoplastica additiva). «Si sta verificando per il corpo la stessa tendenza già in atto per il viso: evitare il più possibile gli interventi definitivi - afferma il chirurgo ligure -. Si preferisce la medicina estetica, che consente di ottenere risultati immediati in tempi brevissimi, con poche controindicazioni ed effetti collaterali». Il prodotto che ha rivoluzionato il modo di scolpire il seno è il gel a base di acido ialuronico Macrolane, che consente di rimodellare la scollatura in modo graduale e armonico. «Oggi il Macrolane è la scelta preferita anche dalle ventenni e dalle trentenni che decidono di aumentare un po' il dècollète - spiega ancora Matano -. I risultati non sono definitivi e consentono di aumentare una taglia di reggiseno: è sufficiente una seduta di un'ora in studio, senza degenza o convalescenza, è sufficiente prendere qualche piccolo accorgimento. Negli anni si potrà decidere se ripetere il trattamento, se passare a una protesi o se tornare al proprio seno naturale».
Come funziona? Il trattamento con il gel rimodellante Macrolane è semplice e dura trenta minuti. Il gel viene iniettato mediante una minuscola cannula, grande come un grosso ago: si tratta di un prodotto riassorbibile e quindi altamente biocompatibile. Non lascia cicatrici ed è sufficiente un'anestesia locale. Il trattamento può essere ripetuto, sia per ottenere maggiore pienezza e rotondità, sia per mantenere i risultati nel tempo. L'effetto del gel dura 12 mesi, durante i quali il gel viene assorbito gradualmente dal corpo: a questo punto la paziente può decidere di continuare con interventi periodici oppure passare alle protesi.
Cuore di mamma corpo di donna. E' un progetto a sostegno di allattamento e maternità promosso da QMed. Scopo dell'iniziativa è aiutare le neo mamme a trovare il giusto equilibrio tra madre "moderna" e "tradizionale", riuscendo a far convivere il nuovo ruolo con la propria femminilità. Sui siti www.senzabisturi.it e www.cuoredimammacorpodidonna.it si trovano consigli e informazioni sul tema.
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Basta con le labbra "a canotto" che danno un effetto innaturale; sì invece a tecniche più naturali per rendere la bocca più tonica e idratata. È la nuova tendenza rilevata da Alessandro Gennai, chirurgo plastico di Bologna socio dell'Eafps (European Academy of facial plastic surgery). «Gli esempi di personaggi del mondo dello spettacolo che hanno esagerato con i filler e, a volte, con materiali permanenti non sempre autorizzati, non hanno scoraggiato le donne che desiderano avere una bocca più carnosa. Semmai, le hanno rese più prudenti nell'approcciarsi a questa pratica: l'obiettivo resta comunque quello di avere labbra più sensuali, ma con un effetto naturale e senza esagerazioni», afferma il dottor Gennai.
Le richieste arrivano soprattutto da donne tra i 40 e i 50 anni, in quanto dopo gli "anta" le labbra tendono ad assottigliarsi, perdendo la freschezza giovanile: «Da qui il desiderio di riempirle, ma senza eccessi», osserva Gennai. L'ultima tendenza è rimodellarle utilizzando acido ialuronico puro, iniettato con le nuove micro cannule e non con i "vecchi" aghi. «Il 70% delle mie pazienti utilizza la tonificazione, iniettando acido ialuronico puro: è un trattamento molto naturale, che ha un'altissima capacità idratante e rende più turgide le labbra, senza dare un effetto "finto" e "rigido" - spiega il chirurgo bolognese -. Le micro cannule permettono di intervenire in modo mirato e puntuale; non sono appuntite ma smusse e, nella delicata zona del labbro, dove c'è il muscolo, riescono a dividere le fibre muscolari senza difficoltà. Inoltre consentono di fare solo un foro d'ingresso per ciascun labbro, essendo flessibili e lunghi basta per distribuire uniformemente il materiale. Con gli aghi invece erano necessarie quattro o cinque "punturine" per labbro. Il concetto di cannula nasce nel trattamento di innesto del tessuto adiposo (lipofilling): essa permette di distribuire in modo uniforme il materiale in modo meno traumatico possibile».
I filler permanenti, che una volta andavano per la maggiore, oggi non sono più molto in voga. «Nella zona delle labbra il tessuto è sottile, la zona è soggetta a movimenti ed è facile che si formino granulomi, quindi è sconsigliato l'utilizzo di filler permanenti -aggiunge il chirurgo bolognese-. L'acido ialuronico puro, ossia non cross-linkato, permette di intervenire senza problemi dando un effetto tonificante ed idratante». L'acido ialuronico è infatti una sostanza già presente naturalmente nel nostro corpo che viene utilizzata da anni come filler per "riempire" zone del viso ed ultimamente anche per il corpo. Quando viene utilizzato come filler si creano dei legami chimici per rendere più lento l'assorbimento e prolungarne la durata a scapito della morbidezza. Questo è uno dei motivi per i quali, sulle labbra, la nuova tendenza è di utilizzare acido ialuronico puro che, pur avendo come punto a sfavore un più rapido assorbimento, garantisce idratazione, tonificazione e morbidezza alle labbra.
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Sole, sigarette e stress. Sono le tre "esse" che mandano avanti le lancette dell'orologio, invecchiando la pelle prima del tempo. Oggi la medicina estetica offre soluzioni soft che consentono di ringiovanire a quasi tutte le età senza bisturi. «La pelle è uno specchio dello stile di vita che si conduce - afferma Patrizia Gilardino, chirurgo plastico di Milano socio Sicpre, società italiana di chirurgia plastica ed estetica -. L'eccessiva esposizione al sole accelera l'invecchiamento, così come il fumo, che toglie ossigeno alle cellule, la mancanza di un sonno regolare o di un'alimentazione equilibrata. Mi capitano pazienti di 35 anni che hanno un'età biologica della pelle da ultra-quarantenni, ma anche cinquantenni che iniziano ad avere le prime rughe».
La paziente si presenta in studio sapendo bene l'obiettivo che vuole raggiungere, ma senza avere le idee chiare su come fare: «Di solito sono donne e chiedono una soluzione per ringiovanire il volto - afferma Gilardino -. La prima domanda che faccio è chiedere quale la cosa che dà più fastidio a lei e si cerca di intervenire su quella. Quindi propongo la mia soluzione: oggi si tende ad evitare la chirurgia plastica finché è possibile intervenire con la medicina estetica, che è più soft, non ha tempi di convalescenza e non è definitiva».
Quando ci sono i primi segni di invecchiamento, ossia zampe di gallina, rughe fini, pelle ingrigita e stanca, prime lassità, in un'età che di solito varia dai 35 ai 45/50 anni, l'ultima tendenza è il cosiddetto Madonna Lift, ossia il trattamento che pare utilizzi la pop star per mantenersi giovane: «Il laser frazionato è una vera e propria macchina del tempo che consente di ringiovanire la pelle mandando indietro le lancette dell'orologio - prosegue Gilardino -. L'effetto che si ottiene è quello di un lifting senza bisturi. Con il laser si rinnova lo strato più superficiale della pelle, eliminando le rughe; in più scalda in profondità e nei mesi successivi al trattamento si verifica una contrazione del derma che migliora il tono. Soprattutto per quanto riguarda il ringiovanimento della zona attorno agli occhi (borse, zampe di galline) è uno dei pochi rimedi di medicina estetica che ha successo senza ricorrere a una blefaroplastica». Si può eseguire un solo trattamento che richiede una convalescenza di 4-5 giorni, durante i quali la pelle si squama in modo importante, oppure effettuare più interventi di minore intensità: in questo modo si può continuare l'attività lavorativa e sociale senza interruzione. Il costo della seduta va dai 500 ai 1.200 euro, a secondo della zona da trattare e dalla "profondità" dell'intervento.
In una fase più avanzata dell'invecchiamento, all'aspetto superficiale (comparsa di rughe, lassità dei tessuti e grigiore della pelle), ne subentra un secondo che riguarda lo svuotamento del viso e la perdita di grasso, che causa un aspetto stanco e triste. «In questo caso, di solito dai 40 ai 55 anni, esiste ancora un'alternativa al lifting - afferma Gilardino -. Si chiama soft restoration e consiste di ritardare l'appuntamento con il bisturi. Si tratta di ricostituire le rotondità giovanili, senza stravolgere le forme e creando un effetto molto naturale. Oggi si usano micro cannule per iniettare i filler di acido ialuronico e anestetico, non più gli aghi: questo comporta notevoli vantaggi. Le punture sono meno dolorose e traumatiche, quello che il paziente avverte è solo un po' di fastidio. Inoltre ci sono solo due punti di ingresso per guancia, in quanto una volta sottopelle la cannula viene poi direzionata nelle zone desiderate, mentre con gli aghi invece era necessario eseguire numerose punturine.
L'intervento si effettua in ambulatorio e dura 30-40 minuti.
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Occhi che lacrimano in continuazione, causando non solo un disagio a chi ne soffre, ma anche infezioni e problemi oculari di una certa gravità. Capita quando si chiude, per motivi non ancora chiariti, il condotto che collega occhi e naso. Fino a qualche anno fa, per risolvere il problema l'unica soluzione era chirurgica, parecchio invasiva e con scarse possibilità di successo: oggi esiste invece un'alternativa mini-invasiva, efficace al 90%, che in 30 minuti riapre il sacco lacrimale, risolvendo il disturbo. L'intervento, ancora poco praticato, viene presentato da Francesco Bernardini, chirurgo oculoplastico, al primo convegno Sicop (Società italiana di chirurgia oftalmoplastica), in programma oggi a Firenze. «I nostri occhi producono continuamente delle lacrime, ma normalmente non ce ne accorgiamo perché "scorrono" nel naso dove vengono assorbite -afferma Francesco Bernardini-. A volte, soprattutto tra le donne con più di 40 anni, capita che il canale si chiuda causando una fastidiosa iperlacrimazione, chiamata in termini medici epifora, che costringe le persone affette ad asciugarsi gli occhi e le guance molte volte al giorno. I colliri possono dare un sollievo temporaneo, ma non sono risolutivi: a lungo andare, il ristagno del liquido lacrimale causa molto spesso infezioni croniche e, più raramente, episodi acuti di ascesso del sacco lacrimale». Per ottenere un risultato risolutivo, è necessario ricorrere alla chirurgia. «La "vecchia" scuola proponeva un intervento, peraltro messo a punto da italiani, che era piuttosto invasivo: si eseguiva un'operazione di chirurgia generale, in cui erano necessarie sacche di emotrasfusione perché si perdeva molto sangue, e la percentuale di successo era appena del 50%. Di sicuro c'era solo il dolore, non la riuscita e per questo molti medici lo sconsigliavano», afferma Bernardini. «Oggi l'intervento si è modernizzato, diventando mini-invasivo e con una percentuale di successo superiore al 90%. Viene eseguito in 30 minuti in regime di day hospital, non si perde sangue, non ci sono dolori e non restano cicatrici. Il sacco lacrimale viene riaperto e le lacrime riprendono a scorrere nel naso, risolvendo il disturbo».
Nonostante questa alternativa, ancora oggi molti pazienti sono sottoposti a interventi non accurati o non efficaci: capita, ad esempio, che venga asportato il sacco lacrimale, causando una iperlacrimazione permanente. Per questo è importante rivolgersi sempre ad oculisti specialisti in chirurgia oculoplastica, che oggi possono offrire risultati efficaci e duraturi anche nei casi più difficili. «Un caso particolare di ricostruzione delle vie lacrimali viene eseguito anche in condizioni di atresia completa dei canalini lacrimali con impianto di un tubo di vetro (tubo di Jones) che viene posizionato endoscopicamente e che permette di offrire una soluzione anche ai casi considerati, fino a poco tempo fa, intrattabili» conclude Bernardini.
I dati. Uno degli studi più recenti e completi sull'ostruzione delle vie lacrimali è quello realizzato dalla Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, che ha considerato un campione di 100mila abitanti di Olmsted County, Minnesota, dai 5 anni in su, dal 1976 al 2000. L'incidenza rilevata è di 30 casi ogni 100.000 abitanti, che diventa di 100 casi ogni 100mila abitanti se si considera solo la popolazione over 50. Le più colpite sono le donne sopra i 66 anni, con un'incidenza maggiore del 73%. Un altro dato che emerge è la tendenza dell'ostruzione delle vie lacrimali ad aumentare negli anni recenti con un'incidenza più elevata tra il 1996 e il 2000, rispetto agli anni compresi tra il 1976 e il 1979. Lo studio conclude affermando che, verosimilmente, questo trend potrebbe continuare. Le cause non sono state ancora determinate.
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In una Italia dove il numero di interventi di chirurgia plastica continua a crescere -in cinque anni i trattamenti sono cresciuti del 65%, passando da 180mila nel 2003 a 297mila nel 2008 (dati Censis/Sicpre)-, ci sono anche casi in cui il chirurgo rifiuta di operare. «C'è chi vede imperfezioni dove non ce sono, chi ha aspettative irrealistiche o chi vuole fare un intervento non per se stesso, ma per compiacere qualcun altro», afferma Alessandro Gennai, chirurgo plastico di Bologna socio dell'Eafps (European academy of facial and plastic surgery). Il problema è che «alcune volte ci si avvicina alla chirurgia plastica con le motivazioni sbagliate. Chi crede che un intervento sia sufficiente per migliorare la propria vita o per risolvere magicamente tutti i problemi, non ha un approccio equilibrato».
Nelle persone che hanno già un buon equilibrio, la chirurgia plastica può migliorare non solo l'aspetto, ma può aumentare l'autostima e migliorare i rapporti sociali. Di certo da sola non basta: un "no", in alcuni casi, può servire. «Ci sono persone che non hanno un senso reale della propria immagine, si credono o troppo belli o troppo brutti - spiega Gennai -. Vedono difetti enormi dove in realtà non ce ne sono, oppure portano la foto dell'attrice famosa credendo che basti modificare un particolare per completare la somiglianza. Sono casi che devono allertare il chirurgo perché di solito questi pazienti non si dimostreranno equilibrati in seguito nel valutare i risultati dell'intervento». Non solo. Prosegue il chirurgo plastico: «Altri hanno aspettative irrealistiche, come la donna obesa che vuole diventare una taglia 40 con la liposuzione. In questo caso l'operazione, per quanto ben riuscita, porterebbe frustrazione nella paziente che si aspettava ben altro risultato». Ci sono poi i pazienti cosiddetti dismorfofobici. «Sono persone che dedicano un'attenzione patologica al proprio aspetto fisico. Per ogni difetto che risolvono, ne individuano altri dieci. Queste persone non saranno mai soddisfatte di se stesse e usano la chirurgia plastica per nascondere disagi ben più profondi, di natura psicologica» aggiunge Gennai.
Davanti a richieste eccessive o condizionate dalla moda del momento, Gennai ricorda la regola principale: «Rispettare l'armonia del proprio. Un'ottava di reggiseno è un'esagerazione, così come lo sono le richieste di chi vuole alterare il proprio corpo: una volta un fan di Star Treck mi chiese di modellargli le orecchie come quelle di Spock. Ma questi sono casi limite, isolati e sempre meno frequenti. Infatti, di concerto con la diffusione della chirurgia plastica, le persone tendono a informarsi di più e a orientarsi su richieste più ragionevoli, che portano a risultati più naturali: non vogliono più stravolgere il proprio aspetto, ma ringiovanire o migliorare qualche parte di sé con cui non si convive bene». In questa direzione, Gennai "boccia" anche le richieste che gli arrivano da persone spinte da qualcun altro: «Il caso più frequente è quello delle donne che vogliono fare un lifting o rifarsi il seno per salvare un matrimonio traballante -prosegue-. Determinante è il colloquio preliminare: al chirurgo serve per capire quali sono i veri obiettivi che l'aspirante paziente si pone con l'intervento. Esperienza, buon senso e rispetto della persona sono fondamentali per aiutare un dottore a individuare questi casi».
I minorenni sono un capitolo a parte. «Si opera solo in poche situazioni, ovviamente sempre con il consenso dei genitori. Di solito si tratta di orecchie a sventola per i ragazzi o di gigantomastie patologiche per le ragazze che, a causa di uno sviluppo eccessivo del seno, non riescono a svolgere le normali attività sportive e soffrono di mal di schiena. Richieste di interventi di tipo esclusivamente estetico da parte di minorenni non ne ho mai ricevute» conclude Gennai.
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